di Valentina Bracchi
Di recente il Ministero dell’Ambiente ha riacceso i riflettori su una questione spinosa e mai davvero risolta che riguarda la gestione dei residui della manutenzione del verde pubblico.
Infatti, in data 8 agosto 2023, in occasione, nella nota di riscontro ad un interpello sulla Gestione dei residui della manutenzione del verde urbano, è stata riportata l’attenzione sulla sorte degli sfalci e delle potature che esitano dalla manutenzione del verde pubblico che, dopo essere stati prima esclusi poi frettolosamente di nuovo inclusi per risolvere le doglianze europee, ora paiono essere rifiuti ex lege.
L’interpretazione offerta dal Ministero dell’Ambiente esclude che detti residui possano essere valutati positivamente come sottoprodotti venendo a mancare, infatti, la prima condizione prevista per legge, in quanto l’attività manutentiva non può essere considerata in nessun caso, un processo produttivo ai fini della definizione di sottoprodotto di cui all’art. 184-bis TUA.
Ciò determina inevitabilmente la qualificazione (per legge?) di tale materiale residuo come rifiuto, ma qual è il prezzo della stringente coerenza normativa applicata?
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