di Giulio Del Prete
Nell’ambito dei contratti pubblici, l’approccio nei confronti dell’istituto del subappalto da parte del legislatore italiano è stato storicamente connotato da una maggiore prudenza rispetto a quello del legislatore europeo.
Ciò consegue al fatto che il subappalto è ritenuto uno strumento potenzialmente in grado di consentire l’accesso, nel sistema generale dei lavori pubblici, di imprese di medie-piccole dimensioni, dalla provenienza non del tutto affidabile.
Uno degli ambiti in cui tale differenza di approccio si è maggiormente manifestata consiste nei limiti quantitativi al subappalto, ossia nella percentuale dei lavori o servizi affidati che possono essere oggetto di un contratto di subappalto.
Non a caso nel 2018 la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia contestando la fissazione di un limite quantitativo, generale, al subappalto.
I correttivi che ne sono derivati sono sostanzialmente presenti nel nuovo Codice dei contratti pubblici.
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