Descrizione
Consiglio di Stato, Sez. V, 23 giugno 2022, n. 5173
Il Consiglio di Stato con sentenza 5173 del 2022 ha ribadito il principio di insindacabilità della valutazione discrezionale tecnica in capo alla PA, per cui il rilascio di una autorizzazione allo scarico di acque reflue che viene negato con adeguata motivazione non è suscettibile di sindacato.
Il fatto verteva sulla negazione di un’autorizzazione relativa allo scarico nella pubblica fognatura di un Comune delle acque reflue industriali non contenenti sostanze pericolose provenienti dall'impianto di stoccaggio e trattamento rifiuti gestito dalla società ricorrente.
Il provvedimento gravato – fondato sui dati forniti dalla società gestrice del presidio depurativo – recava in motivazione che, allo stato degli atti, l'impianto di depurazione in esame non presentava la capacità residua tale da consentire il trattamento dei rifiuti liquidi che la ditta intendeva immettere in rete fognaria. Dunque, il rilascio dell’autorizzazione in esame presupponeva chiaramente l’esercizio di discrezionalità tecnica da parte dell’Ente competente, che il Consiglio di Stato ribadisce essere insindacabile.
Infatti, i giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto di confermare la sentenza di primo grado, laddove affermava che "la valutazione espressa dalla società resistente nella motivazione del gravato provvedimento non appare sindacabile in sede giurisdizionale, in quanto avente chiara caratterizzazione di discrezionalità tecnica".
Legittimo, inoltre, il richiamo fatto nel provvedimento impugnato al principio di precauzione. Infatti, la mera possibilità del superamento della capacità ricettiva residua dell’impianto di depurazione comporterebbe un rischio per l’ambiente e la sanità pubblica incompatibile con detto principio.
Il Consiglio di Stato ha quindi confermato la legittimità del diniego da parte del gestore del depuratore all’autorizzazione allo scarico nella pubblica fognatura del Comune.
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