Conclusa la Cop 26 di Glasgow. Alcuni traguardi sono stati raggiunti ma restano ancora grandi passi da fare

EDITORIALE, 17/11/2021

Sabato 13 novembre si è conclusa la Cop 26, un importante incontro annuale per tutti i Paesi del mondo per discutere la crisi climatica e negoziare accordi comuni per fronteggiarla.

Le Cop (Conference of the parties) sono le conferenze sul clima delle Nazioni Unite e rappresentano uno fra i più importanti appuntamenti a livello globale per trovare soluzioni contro la crisi climatica.

Non molti sanno che il Protocollo di Kyoto del 1997 e il famoso Accordo di Parigi del 2015 sono il risultato di una serie di conferenze (le Cop appunto) che, a partire dal 1995, impegnano ogni anno i Governi di tutti i Paesi.

Per fare una brevissima cronistoria della Conferenza, a partire dal 1992 crebbe sempre di più la preoccupazione da parte della comunità scientifica sui potenziali effetti del cambiamento climatico. Così, le Nazioni Unite decisero di dotarsi di un piano d’azione per combattere l’aumento delle temperature, adottando il trattato ambientale internazionale UNFCCC (Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), noto anche come Accordo di Rio.

Nel 1995 i Paesi che aderirono al UNFCCC diedero il via alle prime negoziazioni sul clima, riunendosi a Berlino nella prima Conferenza delle parti, la cd. Cop 1. La tappa più significativa è sicuramente stata la Cop 21, che ha portato allo storico Accordo di Parigi firmato nel 2015 da parte di tutti gli Stati per mantenere l’aumento totale della temperatura al di sotto dei 2°C e, possibilmente, entro 1,5°C.

Quest’anno, l’appuntamento della Conferenza delle parti si è tenuto a Glasgow, in Scozia, e ha portato all’adozione del Patto di Glasgow sul clima.

Diversi erano gli obiettivi prefissati:

  • rispettare la soglia di 1,5°C come aumento massimo della temperatura terrestre;
  • rinnovare i piani di riduzione delle emissioni per i vari Paesi;
  • mobilitare la finanza;
  • collaborare per la riuscita dell’Accordo di Parigi;
  • adattarsi urgentemente per proteggere le comunità e gli habitat naturali.

La Conferenza si è conclusa sabato 13 novembre 2021, con 24 ore di ritardo rispetto al tempo prefissato, senza però attendere le grandi aspettative che questo incontro aveva fatto sorgere.

Anzitutto, non si è trovato un accordo sulla soglia di 1,5°C di aumento di temperatura globale e non sono state rispettate le promesse per sostenere i Paesi più vulnerabili e in via di sviluppo con fondi economici.

Inoltre, affatto incoraggiante è la modifica decisa rispetto alla dismissione dei combustibili fossili (in particolare del carbone). Ed infatti, se la prima bozza di accordo stabiliva di “eliminare gradualmente l’uso del carbone e i finanziamenti per i combustibili fossili”, nella versione finale si parla solamente di “ridurlo gradualmente”.

Tuttavia, va segnalato che alcuni traguardi sono stati raggiunti.

Per la prima volta, infatti, il documento finale cita i combustibili fossili e altri gas climalteranti come il metano. I Paesi hanno concordato che taglieranno del 45% le emissioni entro il 2030 e sono state introdotte regole per il mercato di scambio delle emissioni.

Oltretutto, a proposito di emissioni, Cina e Stati Uniti, hanno siglato un accordo per rafforzare la loro cooperazione e ridurre sempre di più i rilasci in atmosfera.

In tale quadro, tutti i Paesi dovranno presentare entro la fine del 2022 dei nuovi Piani di riduzione della CO2 per i quali saranno messi a disposizione 130.000 miliardi di capitali privati per sostenere gli obiettivi di emissioni zero entro il 2050.

Da ultimo, si segnala che la Cop 26 ha fatto nascere la “Beyond Oil and Gas Alliance”, un’alleanza per fermare le concessioni per nuove esplorazioni di giacimenti di petrolio e gas di cui l’Italia fa parte, mancando però tutti i grandi Paesi produttori di petrolio.

Il grande clamore mediatico che la Cop 26 ha generato è stato certamente occasione per rafforzare il dibattito pubblico sul cambiamento climatico, dibattito a cui dovranno necessariamente seguire azioni politiche ed economiche per fronteggiare la crisi.


 

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