Il Tar Molise , Sez. I, del 10 novembre 2017, n. 413 del 10 novembre 2017, ribadisce che il servizio idrico comunale va sicuramente ricompreso nell’ambito dei pubblici servizi, la giurisdizione del giudice amministrativo in materia postula comunque l’inerenza della controversia a una situazione di potere autoritativo pubblico della pubblica Amministrazione (cfr.: Corte di Cassazione SS.UU., ordinanza n. 24306 dell’1.12.2010). Qualora la controversia avente ad oggetto rapporti individuali di utenza non l’amministrazione vede coinvolta come autorità bensì come parte contrattuale (cfr.: Corte Costituzionale, sentenza n. 204 del 2004), sia pure collocata in posizione dominante il criterio di riparto della giurisdizione in materia di servizi pubblici locali va individuato nelle pretese, contrattuali o meno, fatte valere dalla parte. Perciò se lo scontro fra le parti si svolge interamente ed esclusivamente sul terreno contrattuale ovvero sul terreno del rapporto individuale di utenza, deve ritenersi sussistente la giurisdizione del giudice ordinario (cfr.: Cons. Stato V, 12.11.2013 n. 5421; T.a.r. Lazio II-ter 3.12.2012 n. 10062; T.A.R. Emilia-Romagna Parma, sez. I, 9.1.2012, n. 4). La giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo in materia di pubblici servizi non comprende le controversie riguardanti i diritti dell’utente, nelle quali la pubblica Amministrazione non è coinvolta come autorità (cfr.: T.A.R. Campania Napoli, sez. I, 7.3.2012, n. 1144).
Nel caso di specie oggetto della controversia era il rapporto individuale di utenza del servizio, rispetto al quale le disposizioni regolamentari impugnate operano come condizioni generali di contratto, cioè come clausole previste unilateralmente da una parte contrattuale, generalmente dirette a regolare uniformemente i rapporti contrattuali. Dette condizioni generali trovano disciplina nell'art. 1341 cod. civile. Il carattere delle clausole in questione è controverso, deponendo taluni per la natura legale delle clausole, talaltri per la natura convenzionale, ancorché tali clausole siano disposte unilateralmente. La giurisprudenza prevalente le considera clausole negoziali, che assumono efficacia obbligatoria, solo se e nei limiti in cui sono richiamate dalle parti per regolare il singolo rapporto contrattuale (cfr.: Cass. civile I, 19.1.2016 n. 812).
La sede competente a giudicare della legittimità della normativa regolamentare comunale, nonché degli atti contrattuali dell’Amministrazione che ne recepiscono i contenuti, stipulati con l’utenza, è esclusivamente quella dell’autorità giudiziaria ordinaria, la quale potrà conoscere, nello specifico, anche della eventuale vessatorietà delle singole clausole contrattuali.