Prima di affidare in-house un servizio disponibile sul mercato in regime di concorrenza, la Stazione appaltante deve svolgere “un'indagine puntuale” per accertare se vi siano altri operatori privati che operano nello stesso settore in grado di fornire il servizio richiesto, magari a condizioni migliori.
È quanto detto da Anac con un Atto del presidente in relazione ad un comune del Milanese accusato di non avere applicato alla lettera le disposizioni di cui al Codice degli Appalti. Il richiamo dell’Autorità nasce da un esposto sull’affidamento del Servizio energia disposto dal comune lombardo a favore della propria società in-house prima provvisoriamente per un anno e poi con contratto pluriennale fino al 2032.
L'Autorità ha evidenziato innanzitutto “una carenza istruttoria”: l'amministrazione secondo Anac ha per lo più dato importanza ai dati pregressi e alla flessibilità del modello in-house sotto il profilo organizzativo e gestionale, a discapito di una puntuale indagine per accertare se vi fossero altri operatori privati operanti nello stesso settore in grado di fornire il servizio richiesto, sia in termini di tipologia che di durata, e a condizioni economiche diverse da quelle proposte dalla propria società in house. Ha ritenuto il comportamento del comune Milanese in violazione del Codice degli Appalti anche sotto altro aspetto: la modalità di affidamento pluriennale, arrivata in seguito ad affidamento provvisorio di un anno, è in contrasto col Codice poiché l'amministrazione ha, di fatto, disposto un affidamento diretto sopra soglia non giustificato, dando un vantaggio alla società affidataria. Non è, infatti, corretto predisporre l'appalto secondo i risultati conseguiti e l'esperienza maturata dalla società affidataria durante il primo affidamento provvisorio di un anno.
In tal modo, rileva Anac, si realizza un affidamento “su misura” calcolato sulla proposta presentata da un solo offerente e non anche da altri operatori.