Con la legge di Bilancio 2022 è stata rinviata nuovamente l’entrata in vigore della plastic tax, ossia quel tributo con singolo impiego (MACSI) che hanno o sono destinati ad avere funzione di contenimento, protezione, manipolazione o consegna di merci o di prodotti alimentari (i cd. Imballaggi).
Lo scopo di tale tassazione è quello di aumentare il costo degli imballaggi non riciclabili e portare i consumatori e produttori a fare scelte più sostenibili ed ecologiche in un’ottica di economia circolare. Questo il riepilogo dei rinvii:
- è stata introdotta con la legge di Bilancio 2020, prevedendo l’entrata in vigore per il 1° luglio 2020;
- con una prima proroga, la sua entrata in vigore era stata rinviata al 1° gennaio 2021 (Decreto Rilancio 34/2020);
- con una seconda proroga, ne era stata ulteriormente posticipata la decorrenza al ° luglio 2021 e, inoltre, ne era stato modificato il contenuto (Legge Bilancio 2021);
- con una terza proroga, l’entrata in vigore era stata ancora posticipata al 1° gennaio 2022, (decreto Sostegni bis).
In questo quadro, si inserisce un ulteriore rinvio, ad opera della Legge di Bilancio 2022, che rimanda al 2023 l’entrata in vigore della tassa sulla plastica. In tale contesto, si ricorda che dal gennaio 2021 è entrata in vigore un’altra tipologia di imposizione sulla produzione di plastica: la cd. Plastic Tax europea, che non si sovrappone a quella precedentemente descritta. Infatti, mentre la Plastic Tax italiana colpisce i produttori (o importatori) di imballaggi contenenti plastica, quella europea colpisce direttamente gli Stati membri e non le imprese che operano al loro interno. Gli Stati, tuttavia, hanno la facoltà di rivalersi degli importi dovuti all’UE attraverso l’imposizione di tributi nazionali.