di Lucia Giulivi
La gestione della così detta cosa pubblica può avvenire seguendo le forme più disparate.
Ed infatti, in un ginepraio formato da in house, in controllo pubblico, partecipate pubbliche non di controllo e chi più ne ha più ne metta, le società che interessano la gestione di servizi pubblici si trovano a destreggiarsi tra le previsioni normative privatistiche e pubbliche.
Il diritto societario quindi si arricchisce e si modifica sulla scorta delle previsioni pubblicistiche dovendo rendere giustizia agli strumenti normativi volti a garantire la trasparenza e il buon andamento nella gestione della pubblica amministrazione.
Non mancano tuttavia casi di vuoto normativo o, peggio, di disposizioni confliggenti le une con le altre.
È questo il caso che fornisce lo spunto per il presente contributo in cui si intende sottolineare l’assenza di raccordo normativo tra istituti creati per far fronte a situazioni impreviste per la nomina degli amministratori (come la cooptazione) e l’ordinaria procedura di nomina di un amministratore di un soggetto in controllo pubblico.
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