Violazioni in materia ambientale. I nuovi orizzonti del whistleblowing

FOCUS


di Letizia Zavatti

È noto che chi lavora in un ente o in un’impresa spesso sia la prima persona che viene a conoscenza di illeciti compiuti al suo interno. Colui che segnala l’illecito rappresenta dunque un presidio della collettività negli ambienti di lavoro, soprattutto privati, dal cui senso di responsabilità molto può dipendere in termini di prevenzione e tutela dell’ambiente e della salute umana. Da poco è entrata in vigore la Direttiva europea 1937/19 in materia di protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell’Unione, i c.d. whistleblowers. In Italia, già da diversi anni, il Legislatore è intervenuto per tutelare colui che, venuto a conoscenza di una condotta contraria alla legge, denuncia il fatto alle Autorità competenti, esponendosi a fenomeni ritorsivi. Alla Direttiva di recente emanazione si deve, tuttavia, il merito di estendere la tutela anche a coloro che segnalino violazioni in materia ambientale. È infatti evidente quanto i temi legati alla gestione dei rifiuti, delle emissioni e degli scarichi siano oggi al centro del dibattito internazionale. Ecco che allora le misure introdotte assumono grande rilievo nella battaglia per la legalità e nella tutela della salute umana.


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