L’utilizzo agronomico dei fanghi da depurazione: caos applicativo di una normativa pacificamente ritenuta inadeguata alla tutela ambientale

AGGIORNAMENTI


di Valentina Bracchi

L’incertezza sulla normativa applicabile all’utilizzo agronomico dei fanghi in agricoltura sta scuotendo il Paese e creando situazioni emergenziali di non poco conto. L’inadeguatezza di una disciplina incompleta semina il caos da Nord a Sud, dividendo coloro che nella massima applicazione del principio di precauzione, ritengono applicabili i parametri delle CSC, di cui al D.Lgs. 152/2006, ai fanghi destinati allo spandimento, negando alle Regioni la fissazione di limiti inferiori in ossequio alla riserva legislativa statale in materia ambientale e coloro i quali, invece, ancorati al principio di proporzionalità, considerano non applicabili e non adeguati detti parametri, auspicando un pronto intervento legislativo a livello statale, consentendo alle Regioni di apporre limiti ulteriori rispetto a quelli di cui al D.Lgs. 99/1992, finanche inferiori o diversi a quelli del TUA.
Una delle due interpretazioni sembra essere condivisa dal legislatore statale.


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