di Daniele Carissimi
Muta la definizione di rifiuti organici e contestualmente viene introdotta la definizione di rifiuti alimentari.
Nel far ciò il diritto ambientale si adatta ai principi dell’economia circolare e di fatto si adegua a una realtà in costante evoluzione, che ora chiede di mantenere il più a lungo possibile la vita dei prodotti e incentiva pratiche di riciclo e recupero.
La novità va a braccetto con la previsione di una raccolta separata dei rifiuti biodegradabili e con obiettivi di riciclo sempre più spinti.
È il mondo del diritto che si adegua alla realtà, come una corda tesa verso l’utopia di una società a rifiuti zero (o prossima allo zero).
Importante è dunque capire l’esatta estensione di dette nozioni, nonché le loro interazioni reciproche. Sono due cose differenti o una racchiude l’altra con un rapporto di genere a specie?
E ancora, come si computano all’interno degli obiettivi di riciclo e riciclaggio imposti dalla normativa europea?
Tema, questo, particolarmente sentito perché legato a doppio filo con quello della lotta agli sprechi alimentari e che quindi si connota anche di profili di solidarietà sociale.
Come al solito, tutto parte da una definizione. Perché definire una cosa, significa farla esistere e renderla reale.
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