di Giulia Ursino
Il possibile ricorso all’istituto dell’avvalimento per le c.d. certificazioni di qualità, risulta da sempre oggetto di un acceso dibattito tra gli operatori del settore. Complice, del resto, la natura fortemente ibrida di queste ultime (certificazioni) che, se da un lato sono strettamente collegate alla capacità dell’operatore e non scindibili da esso, dall’altra si traducono appunto in certificazioni e sono, sotto tale profilo, requisiti diversi da quelli strettamente personali e di moralità. Il presente lavoro si dipanerà dunque lungo il tortuoso cammino che accompagna il ricorso a tale controverso istituto, per approdare infine alla (poco) consolante certezza che è proprio sul terreno dell’effettività della prova che si gioca la complessa partita dell’avvalimento.
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